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L’iter. Un giorno insieme alla madre del futuro.Ai tempi del Covid-19.
By Jade
21 settembre 2020
“Pronto?”
“Ciao Paola sono la maestra Anna, ascolta Matteo é caldino, gli abbiamo misurato la febbre, ha 37,6 ma sta bene corre, gioca ed é felice come sempre, devi venirlo a prendere però perché secondo le nuove disposizioni ai primi sintomi bisogna allontanarlo dalla scuola.”
“Sta bene?” Chiedo per sentirmelo dire ancora una volta.”
“Si ora é in giardino con l’altra maestra se puoi fai presto perché non possiamo stare senza una maestra, siamo una ogni quattro bimbi lo sai no?”.
“Va bene, si lo so,arrivo subito ma dimmi una cosa ci sono altri bimbi malati?’
“No nessuno fin’ora, ciao devo andare!”E chiude.
Sento i brividi, mi manca il respiro e inizio a ripetermi nella testa che é solo qualche linea di febbre. Mollo tutto vado dal capo e gli dico che devo andare a prendere il piccolo a scuola.
Il mio capo mi guarda e accenna un si con la testa, non mi guarda neanche sta scrivendo al pc e distrattamente mi dice: “Per darmi il cambio alle due ritorni?”
Io: “Si si sento la baby sitter”.
Salgo in macchina e digito il numero della pediatra ma mi rendo conto che alle 11:20 non risponde più e allora provo il numero delle urgenze. Non risponde. Una volta ho fatto il record. 78 chiamate consecutive, sempre occupato per poi sentirmi dire”Guardi la devo richiamare che sono impegnata”.
Chiamo mio marito, metto gli auricolari e parto in direzione scuola. Parlare al telefono con la mascherina oramai é un’abitudine ma mi si appannano gli occhiali da sole ogni volta.. ma poi perché bisogna tenere la mascherina anche in macchina io non lo so… forse tra una settimana ce la tolgono in macchina bah speriamo..
Mi rendo conto che ho ancora addosso i guanti del lavoro e sospiro… vabbé disifetteró il volante.
Mio marito finalmente mi risponde e mi dice: “Fai in fretta che sono in riunione, cosa c’é?”
“Matteo ha 37,6 sto andando a prenderlo a scuola e poi alle 2 devo tornare al lavoro, ora cerco di beccare la pediatra”.
Arrivo a scuola e chiedo di lavarmi le mani e mi indicano la fontanella del giardino, risciacquo e mi passo il gel. Dopo un minuto mi portano Matteo con la mascherina e in lacrime. Io sorrido un pó sforzatamente per accoglierlo tra le braccia più serenamente che posso”.
“Grazie maestra appena sento la pediatra le faccio sapere”.La maestra mi sorride velocemente e corre via facendomi cenno di chiamarla dopo.
Arrivo a casa e tolgo la mascherina al piccolo che nel frattempo si é già addormentato e penso che sia meglio che dorma adesso così riesco a beccare la pediatra e la baby sitter, mangerà dopo…
“Signora se il bimbo ha la febbre deve fare il tampone e va isolato da tutti, sarebbe meglio che se ha fratelli domani non andassero a scuola”.
Mi tremano le gambe. La mia pediatra qualsiasi cosa dica, anche se ti saluta soltanto, sembra sempre un giudice in tribunale che emette la sua sentenza finale.”
“E il tampone dove lo faccio?”
“Venga qui alle 14:30 che le faccio la carta per il pronto soccorso pediatrico, deve andare dove fanno i tamponi e…ahhhh non entri per favore, mi suoni che esco io, é l’iter”.
Alla parola tampone mi scatta un flusso di pensieri inarrestabili. La tata non posso chiamarla e al lavoro non posso tornare… al ps ci passerò il pomeriggio intero lo so giá.
Chiamo mio marito, chiamo al lavoro, chiamo la maestra, preparo il riso per Matteo e scrivo un whazzup telegrafico ad una mia amica medico.
“Ciao Matteo ha febbrina, oggi tampone”.
“Noooo povero …ma bisogna fare così adesso é l’iter normale”.
In Ps ho sette persone davanti tutti bardati, cuffia, mascherina, guanti, copriscarpe. Prendo il numero e mi chiamano.
“Deve andare a fare il tampone in fondo al corridoio e compilare il modulo. Nome Cognome, etá del bimbo e mi raccomando nome e numero di telefono della scuola se va a scuola. Serve per Immuni,si metta tutto e anche il bimbo”.
E mi consegna due buste.
L’infermiera,di cui scorgo solo due occhi stanchi, mi spiattella tutto di un solo fiato e mi guarda come a dire ‘ cosa vuoi che sia’ mentre io sento il cuore uscirmi dal petto.
“Matteo vieni con noi, la mamma può entrare”.Mi dicono due dottoresse giovani e gentili.
“Avete sintomi in famiglia?”.
E scrive sul computer senza neanche staccarsi un secondo.
“Mi dia il suo codice fiscale per Immuni e quello di suo marito”.
“Ma cosa succede adesso?”.
Chiedo mentre gratto nervosamente le unghie fresche di manicure sul lattice sudato.
“Domani ha i risultati e fino a domani magari ci stia lei con il bimbo con la mascherina e se riesce isolatevi dagli altri membri della famiglia, non veda i nonni”.
“Ma se é positivo?”,
“Niente non si preoccupi, domani chiamiamo noi la scuola per la chiusura dei tre giorni e poi chiameranno lei e suo marito per il tampone e si procederà per la chiusura dei tre giorni nel posto di lavoro’.
“Anche io?”. Io me le devo far ripetere due volte le cose.
“Si si lei, suo marito e tutti i suoi contatti, tranquilla,lo facciamo noi il tracciamento”.
“Ma chiuderete tutto, mi scusi?”Si é l’iter Signora, perché?”.
“Mah… ma staremo tutti a casa per quanto?”
“Beh dipende chi é positivo rimane a casa finché almeno due tamponi consecutivi non sono negativi… in un mese e mezzo ci si negativizza Signora”.
“E gli altri negativi? I bimbi?’‘
“Signora faranno il test sierologico per vedere se l’hanno già contratto… ma non si preoccupi é l’iter”.
Lettera d’amore (part 2)
LaManu
E all’improvviso sei diventato vecchio. Nessun segnale, nessuna preparazione. Da un giorno all’altro sei stato diverso. quel diverso che mi-ti ha fatto portare dalla tua veterinaria, quel diverso che, solo chi ti vive ogni giorno, può notare. E subito pensavo non mi volessi più bene, che ti fossi stancato di me, che non fossi più il tuo Dio (come dice la mamma quando parla di quanto mi ami). Ma come darmi torto?
Ho avuto un gatto.
Lamanu
Ho avuto un gatto.
Ho avuto un gatto per 19 anni e 22 giorni.
E mi sembra non di aver perso un gatto, ma di aver perso me!
Il mio rapporto con le scarpe da 20 euro: inesistente!
By Lamanu
Uno dei miei passatempi preferiti, stile pallina antistress, è stare su Yoox!
Che per me è il top! Perchè ci sono i miei stilisti preferiti.
Ci sono due tipi di ricerche: quelle specifiche tipo: “Martin Margiela” e lì è la fine perché non ti serve niente, brancoli nel buio ma ti ritrovi con un vestito nella shopping bag senza nemmeno accorgertene e quelle generiche tipo “sandali” che poi perfezioni: altezza tacco: alto! (scusate, non c’è altissimo che vorrei cliccare quello??Mi metto i tacchi 3 volte all’anno e quelle 3 volte voglio zoppicare, guardare il mondo dall’alto e avere l’effetto polpaccio tiratissimo); taglia: 36-37, ecc…devi aggiungere per forza dei filtri, quanto meno per non ritrovarti a guardare 1 miliardo di scarpe e non capire più niente. E qui arriva il dilemma: li voglio vedere dagli ultimi arrivi, dal prezzo più alto o dal prezzo più basso??? mmmhhh… di solito vado a caso, ma a volte mi piace fare delle prove diverse quasi convinta che ci sia sempre qualche piccolo bug e che se cambi chiave di ricerca ti apparirà magicamente un pezzo che non avevi mai visto prima, perché incastrato in qualche errore di sistema!
E qualche volta, illudendomi che esista una scarpa con il tacco fighissima e stilosissima a 19,99 euro, filtro dal prezzo più basso. Ma quando mai si è visto sulla faccia della terra un sandalo senza plateau, con il tacco sottile, la suola stondata e non quadrata anni ’90, fighissimo a 19,90???
E allora l’iter è sempre lo stesso: scrollare velocissimamente quelle scarpe orrende che vedresti benissimo in Paolo Sarpi a Milano sbuffando e domandandoti chi cavolo le comprerebbe e soprattutto vorresti vedere colui che le ha disegnate! E dopo qualche minuto di scorrimento inizi a pensare e spesso a parlare da sola: Attenzione! Qua iniziamo a ragionare: bella questa, e questa? toppppp… e guarda che pezzo questa…… e in una frazione di secondo abbassi lo sguardo e inizi a vedere: 390 euro, 450 euro, 599 euro… eh ma allora vedi che ho ragione???
Non sempre eh, ma solitamente, non c’è niente da fare, quello che costa si vede e ha ragion d’essere!
Ma è più forte di me ed è una vita dura la mia: anche nelle scarpe più semplici, quelle belle belle le distingui! Il mio sguardo tra un decollette da 100 euro e uno da 400, stai sicuro che cade su quello da 400!
E allora inizia l’operazione di “aggiungi alla dream box” che tanto su Yoox ogni 3×2 ti arrivano le mail di qualcosa in saldo e, spendere 300 invece di 400, ti dà la malsana impressione di aver risparmiato 100 euro, non di averne spesi 300!
Ma perché non sono nata con l’amore per Pittarello?
Ho resuscitato Cupido.
Lamanu
Anni ad avere i conati di vomito quando vedevo coppie melense.
Anni a pensare alle mie stupende vacanze con le amiche guardando con pietà le coppie sotto l’ombrellone (anche quelle che sembravano felici).
Anni a pensare ai miei week end di birrette in giro senza meta.
Anni a sentirmi libera e felice da sola, emancipata, indipendente, figa, tipo: “la donna che non deve chiedere mai!”
Anni a prendere per il culo pranzi e cene di famiglia in coppia.
Anni ad avere l’orticaria a pensare alle serate a casa in coppia come i tristi.
Anni in cui mi piaceva l’idea di uscire con chi mi pareva senza rendere conto a nessuno.
Anni di progetti solo per me stessa perchè la coppia toglie.
Anni a pensare che sì, magari uno ti piace pure, ma c’è sempre quel “però” del cazzo che rovina tutta la poesia e pensi che nessuno sia alla tua altezza e che il tuo destino è quello di essere libera e felice.
E niente…. è bastato un giorno..
Il ricordo della felicità
By Lamanu
Se qualcuno mi chiedesse qual e’ la cosa più bella che abbia vissuto in tutta la mia vita… Ma non quella un po’ più bella delle altre… questa vince con un distacco che non ha paragoni…
Apologia della singletudine
By Lamanu
È vero che quando finisce una storia si sta male, malissimo anche, ma la singletudine non merita forse un po’ di considerazione? Quando finisce una storia, si tende a volerne subito un’altra. Ultimamente ho amiche che, appena tornate single, escono con la speranza di fare quell’incontro che ti cambia la vita, vedono dietro un complimento del primo che passa, il possibile prossimo fidanzato, senza minimamente soffermarsi su quanto, in realtà, sia bello ed appagante viversi la singletudine con tutte le cose belle che porta.
Nei periodi di singletudine, non si sta quasi mai nel momento: si pensa alle storie passate, ci si proietta in quelle future facendo di quei teatrini mentali che neanche al cinema… Ma è raro vedere qualcuno che si gode questo momento, che prende la spensieratezza e l’entusiasmo, che assapora quel gran senso di libertà che solo la singletudine ti può dare.. no, no, si tende a sentirsi soli più che liberi! Ma percheeeeeeeeeè???
Si parla di singletudine, quasi sempre, come fosse uno stato da cui fuggire, come fosse una malattia terribile, quando invece, ha dei vantaggi incredibilmente fantastici che cercherò di svelarvi:
1. Mangi quando hai fame anche se sono le 18.30 o le 22, senza dover aspettare nessuno
2. Mangi quello che ti pare, senza dover cucinare, obtorto collo, per qualcuno che magari vuole la pasta e tu no
3. Mangi dove ti pare: sul divano con il piatto poggiato sulle gambe, sotto le quali devi mettere un cuscino per non scottarti quando il piatto è caldo, o sul tappeto, con il piatto in mano e una birretta a fianco
4. Dormi in mezzo al letto, a stella volendo, o messo di traverso, così… solo perchè ti va..
5. Guardi quello che ti pare in tv, senza dover discutere perchè ieri si è guardato quello che garbava a te e oggi tocca accontentare l’altro
6. Compri, per la casa, quello che ti pare, senza chiedere pareri, permessi e opinioni che non vorresti sentire perchè temi la risposta negativa o il “non mi piace” e magari ti tocca rinunciare
7. Esci con chi ti pare, quando ti pare, fino all’ora che ti pare (questo se non hai dei cani) anche all’ultimo momento, senza rendere conto a nessuno
8. Fai shopping on line e cazzeggi su internet anche tutta la sera, senza che nessuno ti accusi di non calcolarlo
9. Puoi uscire con qualcuno di diverso, volendo, anche tutte le sere perchè non hai nessun legame
10. Se questo qualcuno ti richiama il giorno dopo, puoi permetterti di non rispondere se non hai voglia, se hai le balle girate, se sei incasinato.. se non rispondi alla persona con cui stai, presto o tardi devi richiamare, no? Forse meglio prima che poi.
11. Non sei costretto a cene/pranzi da suoceri, cugini e parenti (non tuoi) di cui non ti frega assolutamente niente
12. Puoi girare per casa esattamente come ti va: con un calzino a pois e una tshirt scolorita, nuda, con il plaid come mantello quando hai freddo, senza pensare di dover essere minimamente attraente per qualcuno
13. Fai la spesa pensando solo a quello che vuoi mangiare tu
14. Programmi le vacanze e i week end solo in base alle tue di ferie e decidi di andare solamente dove pare a te
15. Vuoi ascoltare musica? Che musica sia.. vuoi il silenzio? Ssshhhhh….
16. Ti svegli con la luna? Puoi non parlare con nessuno
17. Hai la tosse? Di notte puoi tossire senza rischiare di soffocare per trattenerti
18. Hai freddo? Chiudi le finestre
19. Stai male e devi vomitare? Puoi correre in bagno senza pensare che “oddio, forse è meglio se chiudo la porta!”
20. Sei in giro, sei stufo e vuoi tornare a casa? Prendi e vai senza quella patetica cosa del “andiamoooo???”
21. Sei stufo dopo una giornata sfiancante? Entri in casa, chiudi la porta dietro di te e: aaahhhhh…. tanti saluti
Mamma o non Mamma?
By Lamanu
Pensavo a questa giornata: alla festa della Mamma. E pensavo che non sarà mai la mia festa nel senso stretto del termine, perché io figli non ne voglio proprio: troppo impegnativo, troppo limitante, troppo responsabilizzante, too much!
Il titolare coniglio. Identikit in 6 punti.
Qualche giorno fa una amica che non vedevo da tanto tempo mi ha raccontato una sua disavventura esordendo così: “Sapessi! Non ti ho ancora parlato di quel mio ex datore di lavoro! Un vero coniglio!”.
Dopo aver ascoltato attentamente i dettagli della storia, vorrei ricostruire l’identikit del titolare coniglio sulla base di quanto lei mi ha riferito.
Una premessa: il titolare coniglio innanzitutto non è un coniglio.
Lei lo ha definito così, ma impropriamente.
Io ho due conigli (e ne ho ospitati diversi in stallo in attesa di adozione) e, via via che imparo a conoscere meglio questi animali, mi convinco sempre di più che il significato figurato di “coniglio” nella lingua italiana (“essere pavidi, pusillanimi, mancare di coraggio, aver paura di tutto, in particolare dei prepotenti. Anche essere semplicemente timidi, timorosi, poco determinati”. Cit.) non sempre è corretto se paragonato al reale carattere di molti conigli.
E’ vero, in quanto prede, per natura si sentono minacciati da tutto (ed in questo senso, il titolare della mia amica è stato coniglio al 100%), ma a parte questa caratteristica, comune a coniglio e titolare in questione, preferirei d’ora in poi utilizzare il termine VIGLIACCO al posto di coniglio.
Quindi, ecco l’identikit in 6 punti:
6. il titolare vigliacco è prepotente e durante le discussioni per lo più urla, anzi sbraita, si infervora in maniera sproporzionata rispetto all’oggetto della discussione stessa. Lui pensa che ansimare come ad un passo dall’infarto e alzare moltissimo la voce lo rendano automaticamente dalla parte della ragione;
5. il titolare vigliacco abitualmente è ambiguo: di fronte alla richiesta di istruzioni da parte dei dipendenti dà mezze risposte. Infatti lui non ha mai tempo e solitamente quelle mezze risposte imprecise le eleargisce come fosse un oracolo, dando (ma solo inizialmente, quando non lo conosci bene) l’impressione di un grande fervore, mentre in realtà molto presto si capisce che la sua è solo confusione;
4. il titolare vigliacco usa paroloni. Sì, quei 4 che ha sentito chissà dove e che ha memorizzato bene per poi all’occorrenza riempirsi la bocca nei momenti critici. Quattro in croce sono i termini colti che usa e 4 sono le competenze che ha, ma che comunque ostenta;
3. il titolare vigliacco è incapace di un confronto costruttivo. E’ più forte di lui, non ci riesce, mica possiamo forzarlo, mica possiamo considerarlo capace di dare un feedback ai dipendenti sul loro modo di lavorare, men che meno feedback chiari e ben argomentati, sulla base degli obiettivi e delle attese della azienda. Ma che, scherziamo?! Improvvisare: sempre. Agire in base all’impulsività: un imperativo. Non sa progettare e non sa come incrementare la motivazione dei lavoratori. Leadership significa responsabilità. Qualcuno ne è dotato, altri no;
2. il titolare vigliacco non conosce nemmeno lontanamente il significato delle parole:
PIANIFICAZIONE, IMPARZIALITA’, EMPATIA e ASCOLTO, poiché nel suo personale dizionario esse sono state sostituite da:
IMPROVVISAZIONE, SCORRETTEZZA, EGOISMO e INDIFFERENZA;
1. il titolare vigliacco di fronte alle criticità e alle scelte importanti illude, sparisce, delega per colpire a tradimento e magari vendicarsi di qualche torto che nella sua fantasia è convinto di vere subito.
Non ho potuto far altro che cercare di consolare la mia amica per la brutta esperienza vissuta dicendole che, nella prospettiva di una vita, soggetti come quel titolare rivestiranno per lei l’importanza che si può dare a del pulviscolo di escremento di parassita disperso da un soffio di vento. E so che oggi lei se ne sta già dimenticando.
Concludo con una stupenda canzone di Frankie hi-nrg che è sempre attualissima e che dice fra l’alro:
il fine è solo l’utile, il mezzo ogni possibile
la posta in gioco è massima, l’imperativo è vincere
e non far partecipare nessun altro
nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro
niente scrupoli o rispetto verso i propri simili
perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili
Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti
sono replicanti, sono tutti identici, guardali
stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere
xoxo
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