Che importanza diamo alla felicità?
By Lamanu
Pensavo che, quando si sta con qualcuno, o si sta da Dio o si sta di merda. Si, ci si può mentire, ci si possono dare le giustificazioni più disparate (e disperate, a volte) ma o si è felici o non lo si è più.
Quando si sta da soli, invece, (a patto che si sia capaci di stare da soli) non si sta da Dio ma non si sta neanche di merda. Perché si impara a bastarsi, ci si illude di non avere mai le palle girate perchè alla sera si può anche non parlare con nessuno e quindi non ci si rende conto di essere di malumore. E soprattutto non ci si creano illusioni ma nemmeno si hanno delusioni.
Ma, spinti da quello stronzo di archetipo degli Androgini Ritrovati (https://it.wikipedia.org/wiki/Mito_di_Aristofane_o_dell’androgino) , da soli non si è proprio felici, in fondo. Perché quando si ama si è molto più felici di quando non si ama.
Ma è sempre così facile capire, invece, quando non si ama più? Quando è arrivato il momento di dire basta? Quando è ora di chiudere la porta? Felicità è sempre stata la mia parola preferita ed il leitmotiv delle mie domande più frequenti: sono felice? sono ancora felice? potrei essere più felice di così?
Io penso che tante persone riescano a farsi queste domande ma non sempre abbiano voglia di ascoltare davvero le risposte. Perché rispondersi “non sono felice” presuppone, poi, di riuscire a volersi bene veramente e, anche con dolore, affrontarne le conseguenze. E, a pensarci bene, sembra paradossale ma, a volte, spesse volte, per tornare ad essere felici è necessario passare anche dal dolore. Dal dolore per una sconfitta, dal dolore di avere un lutto da elaborare, dal ricordo dell’entusiasmo che si aveva quando ci si credeva, dalla paura di affrontare anche gli aspetti concreti di una quotidianità da sovvertire.
Ma, ciononostante, io sono convinta si debba affrontare tutto questo continuando a non perdere mai di vista il vero obiettivo che ci aspetta al di là della sofferenza: la felicità!
Quella vera, quella che ti fa sentire vivo, quella che ti brucia nello stomaco, quella che ti fa alzare al mattino con la gioia nel cuore e negli occhi. E che in quelli di chi è infelice, non brilla più.
E no, le persone che mi conoscono lo sanno bene: non credo affatto che siamo fatti per portare delle croci. Il miglior regalo che possiamo fare alla vita per ringraziarla del solo fatto che siamo qui è quello di permetterci il lusso di essere felici, di viverla appieno questa cazzo di vita e non di lasciarci vivere.
E quindi si deve avere il coraggio di lasciare andare ma si deve avere anche il coraggio di rischiare di non avere più voglia di bastarsi, di avere le palle girate con a casa qualcuno che ci aspetta e di avere voglia di sorridere ugualmente, il coraggio di ammettere di avere bisogno dell’amore ed il coraggio di perderlo di nuovo.
Perché, che ognuno di noi abbia 1 o 100 anni da vivere, io non lo vorrei perdere nemmeno un giorno di felicità.
3 gennaio 2017 alle 22:56
Annoso tema… ma su cui non smetterei mai di arrovellarmi. Bella sister. ❤