Mese: Maggio 2020
L’iter. Un giorno insieme alla madre del futuro.Ai tempi del Covid-19.
By Jade
21 settembre 2020
“Pronto?”
“Ciao Paola sono la maestra Anna, ascolta Matteo é caldino, gli abbiamo misurato la febbre, ha 37,6 ma sta bene corre, gioca ed é felice come sempre, devi venirlo a prendere però perché secondo le nuove disposizioni ai primi sintomi bisogna allontanarlo dalla scuola.”
“Sta bene?” Chiedo per sentirmelo dire ancora una volta.”
“Si ora é in giardino con l’altra maestra se puoi fai presto perché non possiamo stare senza una maestra, siamo una ogni quattro bimbi lo sai no?”.
“Va bene, si lo so,arrivo subito ma dimmi una cosa ci sono altri bimbi malati?’
“No nessuno fin’ora, ciao devo andare!”E chiude.
Sento i brividi, mi manca il respiro e inizio a ripetermi nella testa che é solo qualche linea di febbre. Mollo tutto vado dal capo e gli dico che devo andare a prendere il piccolo a scuola.
Il mio capo mi guarda e accenna un si con la testa, non mi guarda neanche sta scrivendo al pc e distrattamente mi dice: “Per darmi il cambio alle due ritorni?”
Io: “Si si sento la baby sitter”.
Salgo in macchina e digito il numero della pediatra ma mi rendo conto che alle 11:20 non risponde più e allora provo il numero delle urgenze. Non risponde. Una volta ho fatto il record. 78 chiamate consecutive, sempre occupato per poi sentirmi dire”Guardi la devo richiamare che sono impegnata”.
Chiamo mio marito, metto gli auricolari e parto in direzione scuola. Parlare al telefono con la mascherina oramai é un’abitudine ma mi si appannano gli occhiali da sole ogni volta.. ma poi perché bisogna tenere la mascherina anche in macchina io non lo so… forse tra una settimana ce la tolgono in macchina bah speriamo..
Mi rendo conto che ho ancora addosso i guanti del lavoro e sospiro… vabbé disifetteró il volante.
Mio marito finalmente mi risponde e mi dice: “Fai in fretta che sono in riunione, cosa c’é?”
“Matteo ha 37,6 sto andando a prenderlo a scuola e poi alle 2 devo tornare al lavoro, ora cerco di beccare la pediatra”.
Arrivo a scuola e chiedo di lavarmi le mani e mi indicano la fontanella del giardino, risciacquo e mi passo il gel. Dopo un minuto mi portano Matteo con la mascherina e in lacrime. Io sorrido un pó sforzatamente per accoglierlo tra le braccia più serenamente che posso”.
“Grazie maestra appena sento la pediatra le faccio sapere”.La maestra mi sorride velocemente e corre via facendomi cenno di chiamarla dopo.
Arrivo a casa e tolgo la mascherina al piccolo che nel frattempo si é già addormentato e penso che sia meglio che dorma adesso così riesco a beccare la pediatra e la baby sitter, mangerà dopo…
“Signora se il bimbo ha la febbre deve fare il tampone e va isolato da tutti, sarebbe meglio che se ha fratelli domani non andassero a scuola”.
Mi tremano le gambe. La mia pediatra qualsiasi cosa dica, anche se ti saluta soltanto, sembra sempre un giudice in tribunale che emette la sua sentenza finale.”
“E il tampone dove lo faccio?”
“Venga qui alle 14:30 che le faccio la carta per il pronto soccorso pediatrico, deve andare dove fanno i tamponi e…ahhhh non entri per favore, mi suoni che esco io, é l’iter”.
Alla parola tampone mi scatta un flusso di pensieri inarrestabili. La tata non posso chiamarla e al lavoro non posso tornare… al ps ci passerò il pomeriggio intero lo so giá.
Chiamo mio marito, chiamo al lavoro, chiamo la maestra, preparo il riso per Matteo e scrivo un whazzup telegrafico ad una mia amica medico.
“Ciao Matteo ha febbrina, oggi tampone”.
“Noooo povero …ma bisogna fare così adesso é l’iter normale”.
In Ps ho sette persone davanti tutti bardati, cuffia, mascherina, guanti, copriscarpe. Prendo il numero e mi chiamano.
“Deve andare a fare il tampone in fondo al corridoio e compilare il modulo. Nome Cognome, etá del bimbo e mi raccomando nome e numero di telefono della scuola se va a scuola. Serve per Immuni,si metta tutto e anche il bimbo”.
E mi consegna due buste.
L’infermiera,di cui scorgo solo due occhi stanchi, mi spiattella tutto di un solo fiato e mi guarda come a dire ‘ cosa vuoi che sia’ mentre io sento il cuore uscirmi dal petto.
“Matteo vieni con noi, la mamma può entrare”.Mi dicono due dottoresse giovani e gentili.
“Avete sintomi in famiglia?”.
E scrive sul computer senza neanche staccarsi un secondo.
“Mi dia il suo codice fiscale per Immuni e quello di suo marito”.
“Ma cosa succede adesso?”.
Chiedo mentre gratto nervosamente le unghie fresche di manicure sul lattice sudato.
“Domani ha i risultati e fino a domani magari ci stia lei con il bimbo con la mascherina e se riesce isolatevi dagli altri membri della famiglia, non veda i nonni”.
“Ma se é positivo?”,
“Niente non si preoccupi, domani chiamiamo noi la scuola per la chiusura dei tre giorni e poi chiameranno lei e suo marito per il tampone e si procederà per la chiusura dei tre giorni nel posto di lavoro’.
“Anche io?”. Io me le devo far ripetere due volte le cose.
“Si si lei, suo marito e tutti i suoi contatti, tranquilla,lo facciamo noi il tracciamento”.
“Ma chiuderete tutto, mi scusi?”Si é l’iter Signora, perché?”.
“Mah… ma staremo tutti a casa per quanto?”
“Beh dipende chi é positivo rimane a casa finché almeno due tamponi consecutivi non sono negativi… in un mese e mezzo ci si negativizza Signora”.
“E gli altri negativi? I bimbi?’‘
“Signora faranno il test sierologico per vedere se l’hanno già contratto… ma non si preoccupi é l’iter”.